Il Funerale del Padrone
7 Febbraio 2019Judithun distacco dal corpo
24 Maggio 2020di Aristofane
regia
Massimo Di Michele
con
Giulia Antille, Emanuele Carlino, William Caruso, Adele Di Bella, Tommaso Garré, Federica Gurrieri, Giulia Messina, Silvia Messina, Federico Mosca, Roberto Mulia, Salvatore Pappalardo, Stefano Pavone, Isabella Sciortino, Alba Sofia Vella; Salvatore Ventura, Gabriella Zito
traduzione
Federica Rosellini
costumi
Alessandro Lai
elementi scenici
Cristina Gardumi
coreografie
Dario La Ferla
musiche
Stefano Libertini Protopapa
assistente alla regia
Marcello Gravina
foto di scena
Franca Centaro
Note di regia
La sfida di un testo come questo è quella di dover mettere in scena un linguaggio esplicito e diretto senza scadere nella banalità o nel didascalico. Il mio sforzo di regista è stato quello di tirar fuori da situazioni prosaiche e crude una forma di poesia sognante che ne amplificasse il messaggio di fondo. Per far questo ho pensato di guardare allo spettacolo con gli occhi di un bambino. Di immergere situazioni e immagini in una coltre di surrealismo, come fosse un cartone animato. La scena si popola di simboli: ceppi e tronchi da un lato che simboleggiano gli uomini (che inneggiano al fuoco) e buste piene d’acqua dall’altra, metafora delle donne e del loro tentativo di spegnere il fuoco di guerra alimentato dagli uomini. I dialoghi si popolano di oggetti invisibili restituiti alla fantasia del pubblico tramite la mimica degli attori. Tra i pochi oggetti reali, ma appartenenti anche loro a un mondo di fantasia, falli colorati di peluches realizzati dall’artista Cristina Gardumi.
Il personaggio su cui tutta la storia ruota è Lisistrata. Ho deciso di rappresentarla come un’eroina moderna, ammantata di autorevolezza e saggezza. Nella sua lotta si scorgono i tratti primordiali di femminismo e pacifismo. La sua battaglia ha il sapore di una rivolta sociale e al tempo stesso di una rivendicazione politica. Contro la guerra, contro un potere di scelta che risiede stabilmente nelle sole mani degli uomini. Lisistrata è donna. E nella sua natura risiede quella straordinaria capacità di far convivere la sua consapevolezza battagliera con l’arte di convincere con parole semplici, dirette e immediate tutte le altre donne. Sua è la raffinatissima tecnica di tessere sapientemente assieme pazienza e strategia.
I cori sono una delle strutture portanti dello spettacolo. Dialogano, si sfiorano, risolvono ogni violenza in una danza di pace. Seguendo un parallelismo con il tema principale, quello del sesso, che riconduce ogni uomo alla parte più genuinamente animale del suo essere, nella mia immaginazione i cori sono trasfigurati in schiere di animali. Nei miei lavori traggo spesso fonte di ispirazione dal mondo animale. La muta fisicità degli animali che si risolve in una capacità comunicativa completamente basata sulla dimensione materiale, istintiva è una eccezionale fonte di ispirazione: spesso, lavorando, mi accade di immaginare una trasformazione uomo/animale. L’agire e il silenzio obbligato dell’animale, il suo osservare, il suo stato “meditativo” e perfino l’azione pure del combattere, mi affascinano.
Lisistrata è uno spettacolo vitale capace di incarnare sensibilità e tematiche contemporanee. La donna e la consapevolezza di se stessa in rapporto alla società che la circonda, la sua azione politica, la delicata trama che cuce le parti diverse della società a volte lacerata da guerre e dissidi. Un messaggio pacifista ante litteram risolto seguendo logiche originali e ancora oggi sorpendenti. Un rifiuto di ogni guerra in nome dell’umanità che donne e uomini simboleggiano alla stesso modo.